#Fobia sociale

13.07.2022

La fobia sociale rappresenta una condizione patologica in cui un soggetto teme fortemente che le proprie prestazioni possano essere esposte ad un giudizio negativo da parte delle altre persone. 

Sebbene il giudizio degli altri sia un elemento importante nella vita di qualunque individuo, chi è affetto da questa tipologia di disturbo si trova a dover vivere in una condizione fortemente invalidante. Ecco quindi come per un fobico sociale anche le azioni apparentemente più banali (quali mangiare in pubblico, firmare o parlare con uno sconosciuto) possano diventare causa di forte ansia e lo inducano ad evitare le situazioni che la provocano.


IL MODELLO COGNITIVO DELLA FOBIA SOCIALE

Una rappresentazione del modello cognitivo della fobia sociale è quella elaborata Clark e Wells (1995, 1997) che prende in considerazione il ruolo dei processi di autovalutazione negativa.

In altre parole, quando il fobico si trova a dover affrontare un contesto sociale il suo principale timore diviene quello di agire in modo inadeguato. Il soggetto tende quindi a convincersi che la sua inadeguatezza possa pregiudicare l'immagine percepita dagli altri e ciò finisce inevitabilmente per peggiorare la percezione che il soggetto ha di se stesso.

Il sentirsi inadeguato ha l'effetto di attivare cambiamenti fisiologici, cognitivi, emotivi e comportamentali che caratterizzano un tipico stato ansioso. L'ansia viene a questo punto giudicata essa stessa un pericolo in quanto idonea a peggiorare ulteriormente la prestazione già di per se inadeguata. 

I fobici sociali dunque, si concentrano unicamente su loro stessi e sulle loro reazioni, senza prestare attenzione a quelle degli altri in quel momento; questo comportamento porta, in effetti, alla riduzione della prestazione e alla perdita della consapevolezza delle informazioni interpersonali.

Spesso, inoltre, il fobico utilizza dei comportamenti protettivi, uno fra tutti quello di evitare la situazione temuta, che, in verità hanno solamente l'effetto di rafforzare e perpetuare l'ansia e la percezione di essere valutato negativamente. Il grande errore di ragionamento sta nel dedurre che se le conseguenze temute non si sono verificate è grazie all'uso dei comportamenti protettivi. Questo rinforza il circolo vizioso sopra esposto.


COSA FA IL TERAPEUTA COGNITIVO?

Il terapeuta cognitivo, tenendo a mente questo modello, tenta di far emergere le informazioni a lui utili per ricostruire il problema e le sue cause al fine di comprendere:

- i pensieri automatici negativi che emergono nell'affrontare una determinata situazione fobica;

- i comportamenti protettivi che il paziente mette in atto;

- quali siano i sintomi dell'ansia percepiti e come il paziente stesso si percepisce.

Il terapeuta stimola dunque il paziente all'autoriflessione e alla focalizzazione dei propri pensieri in modo da poterli rielaborare in ambito terapeutico. Il fine è quello di comprendere a pieno la percezione che il fobico ha di sé e dei contesti in cui si manifesta il problema.

Una volta compresi i meccanismi che si attivano, il terapeuta li condivide con il paziente, in modo da discuterne e illustrarne i vari aspetti.

Successivamente, il trattamento cognitivo per la fobia sociale si sviluppa in varie fasi complesse tra cui:

- la modifica dei processi di elaborazione del sé: il soggetto deve essere portato ad una reale osservazione di sé (verranno utilizzati registrazioni audio e video in cui il paziente, osservandosi, probabilmente scoprirà che l'immagine che propone non è poi così negativa);

- la  riattribuzione verbale: il terapeuta e il paziente arrivano a rielaborare in modo più realistico le convinzioni di quest'ultimo fino a considerare strategie alternative, più utili, per valutare la situazione in esame.

- gli esperimenti comportamentali di esposizione alla situazione fobica.

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In generale dunque, il trattamento cognitivo viene presentato come una sequenza in cui prima il caso viene concettualizzato per essere poi spiegato; ciò serve a manipolare i comportamenti protettivi e dirigere l'attenzione verso aspetti esterni alla situazione.

Le manipolazioni comportamentali infine, possono contribuire ad identificare i fattori che mantengono la fobia sociale e, spesso, forniscono un suggerimento per modificare l'intensità dei sintomi.


dott.ssa Francesca Castellano